Il Rapporto OASI 2012, a cura di Eugenio Anessi Pessina, Elena Cantù, Francesca Ferré e Alberto Ricci, si articola in quattro parti: il quadro di riferimento, i sistemi sanitari regionali, l’assetto istituzionale e le combinazioni economiche, l’organizzazione e la rilevazione.
Centro di Ricerche sulla Gestione dell’Assistenza Sanitaria e Sociale - Rapporto OASI 2012: l’aziendalizzazione della sanità in Italia
Anno 2013
L'executive summary del rapporto è disponibile in formato .pdf nel box download.
Pubblichiamo di seguito alcuni passaggi del dossier.
«Il rinnovamento dei sistemi sanitari continua a essere un importante oggetto di dibattito politico e scientifico, a livello nazionale e internazionale. Continua, infatti, la ricerca di soluzioni che soddisfino finalità almeno in parte contraddittorie: efficacia e qualità, efficienza e contenimento dei costi, equità, libertà di scelta».
In un sistema sanitario sempre più regionalizzato, gli assetti di sistema si possono descrivere a partire dai principali strumenti di governo di cui le regioni dispongono in quanto «capogruppo» del SSR. Più specificamente, le regioni devono:
- Stabilire la struttura del gruppo in termini di combinazioni economiche con autonomia giuridica ed economica (le aziende del gruppo);
- Ridisegnare il proprio apparato amministrativo, anche attraverso l’eventuale istituzione di un’Agenzia Sanitaria Regionale;
- Tracciare le politiche e le regole complessive del sistema attraverso la definizione dei PSR, dei sistemi di programmazione e controllo di gruppo, dei sistemi di finanziamento della spesa corrente e degli investimenti, dei sistemi di accreditamento istituzionale e di controllo;
- Tracciare le politiche di governo in specifici ambiti di attività (medicina generale, assistenza farmaceutica ecc.);
- Definire il sistema delle deleghe per il governo economico delle aziende (nomina degli organi di direzione di massimo livello, costituzione di organi collegiali rappresentativi dei differenti interessi ecc.).
- Progettare norme generali per l’organizzazione, il funzionamento e la contabilità delle aziende.
«Il numero di strutture di ricovero pubbliche ed equiparate, rispetto agli anni Novanta, si è fortemente e costantemente ridotto: da 942 nel 1997 a 638 nel 2009. Il numero delle strutture private accreditate è rimasto invece costante nel periodo 1997-2005 (circa 550), per poi registrare un lieve aumento nel 2006 (563) e una diminuzione tra 2008 e 2009 (534)».
«Le valutazioni relative ai bisogni e al loro grado di soddisfacimento sono più complesse. Rispetto ai confronti internazionali, la popolazione italiana gode di buona salute: l’Italia ha una speranza di vita alla nascita tra le più elevate al mondo, pari nel 2011 a 79,4 anni per gli uomini e 84,5 per le donne. Parte delle sostanziali modifiche osservate nella salute degli italiani è legata alle migliorate condizioni economiche e socio-culturali, ma un ruolo importante è stato anche svolto dal SSN, in termini per esempio di campagne di vaccinazione contro le malattie infettive, offerta di servizi di emergenza e urgenza, attività di prevenzione. Il buon livello di salute trova almeno parziale riscontro nel grado di soddisfazione dei cittadini, che ritengono i servizi tendenzialmente adeguati, pur con differenze significative sia tra tipologie di prestazioni, sia soprattutto tra aree geografiche».
Secondo i confronti internazionali, la spesa sanitaria italiana risulta del 21% inferiore al dato complessivo UE-15 come risultato di un tasso di crescita medio, tra il 1990 e il 2010, di 1,4 punti percentuali minore rispetto alla media dei quindici Paesi.
Questo vale sia per la spesa pro-capite 2010, sia per l’incidenza sul PIL della spesa. La copertura pubblica della spesa sanitaria in Italia risulta allineata al valore UE-15 (77,5% nel 2010), ma ancora inferiore a quella di alcuni Paesi caratterizzati da un sistema sanitario simile a quello italiano (sistema a SSN), quali Regno Unito e Danimarca.
La spesa sanitaria corrente a carico del SSN è cresciuta nel 2011 del 0,9% rispetto al 2010, un aumento contenuto rispetto all’anno precedente (+1,4%) a conferma di un deciso rallentamento del trend di crescita degli ultimi anni (dal 2001 al 2010 il tasso di crescita medio annuo della spesa pubblica è stato del 4,1%, a fronte di un 8,1% nel periodo 1995-2001).
Le iniziative di spending review avviate dal governo negli ultimi mesi hanno ulteriormente focalizzato l’attenzione sulla necessità di contenimento della spesa pubblica complessivamente intesa e, al suo interno, della spesa sanitaria. Come già sottolineato, tuttavia, i dati presentati nel Rapporto evidenziano come la spesa del SSN sia già sistematicamente inferiore alle medie europee e presenti trend temporali caratterizzati da tassi di crescita molto bassi e disavanzi sempre più contenuti.
La scarsità di risorse, in altri termini, non è responsabilità del SSN, ma si ripercuote inevitabilmente sul SSN stesso. Chiedere ulteriori sacrifici a un sistema già «parsimonioso», d'altra parte, rischia di aggravare ulteriormente il divario tra le risorse disponibili e quelle necessarie per rispondere in modo adeguato alle attese. Le risorse, in altri termini, sono sempre più insufficienti, con il rischio concreto di intaccare ulteriormente una copertura pubblica già incompleta. Al riguardo, si possono citare alcuni dati: il ricorso alle visite a pagamento; l’acquisto privato dei farmaci; la forte incidenza dell’autoproduzione familiare per i servizi socio-sanitari (il numero stimato di badanti è addirittura superiore al numero dei dipendenti del SSN).
A fronte di questa situazione, dal Rapporto emergono tre possibili direttrici di intervento: (i) la ricerca di maggiore efficienza; (ii) la definizione di priorità, con l’adozione di esplicite scelte di razionamento; (iii) la ricerca di risorse aggiuntive.