Con questo parere il Comitato Nazionale di Bioetica, riconoscendo il legame tra vulnerabilità e etica della cura e richiamando il principio di solidarietà sociale, propone l'istituzione di spazi etici nelle strutture istituzionali, quali le strutture ospedaliere, le scuole, le carceri, i tribunali: luoghi di cura, di incontro e ascolto che favoriscano la creazione di un dibattito bioetico pubblico e inclusivo.
Comitato Nazionale per la Bioetica - Parere: "Vulnerabilità e cura nel welfare di comunità. Il ruolo dello spazio etico per un dibattito pubblico"
Anno 2021
In premessa, prendendo atto della crisi delle strutture di aggregazione, che nel paese si è aggravata con l'emergenza pandemica, e riconoscendo i limiti economici e politici del Welfare State, il CNB afferma la necessità di promuovere nuove forme di incontro e di assistenza delle persone più deboli e fragili nei luoghi di cura per sviluppare un Welfare di Comunità. Sul punto, lo sguardo è rivolto all'esperienza francese: all'Espace Ethique de l'Assistance Publique, un modello di spazio etico, strutturato a livello locale e regolato e finanziato a livello nazionale, che consiste nell'istituzione all'interno delle strutture ospedaliere di un luogo di ascolto e di incontro tra medici, operatori sanitari, famiglie e amministratori di sostegno; all'Etats Genraux de Bioethique, momenti di dibattito e consultazione dei cittadini sui temi cruciali di etica delle scienze della vita e della cura della salute.
In primo luogo, il Comitato propone una disamina del concetto di vulnerabilità e della sua rilevanza bioetica nelle dichiarazioni internazionali. La vulnerabilità, si legge, è legata all'etica della cura sia nelle religioni abramitiche che nella filosofia morale laica e femminista: è costitutiva della condizione umana (ontologica) ma può essere accentuata se scaturisce da condizioni specifiche, quali il sesso, l'etnia, la religione, le condizioni economiche, sociali e politiche, guerre e cambiamenti climatici (situazionale). In numerosi documenti internazionali in materia di ricerca biomedica, infatti, alla vulnerabilità è riconosciuta una valenza sia descrittiva che normativa: essa implica una risposta etica di protezione e non discriminazione della persona vulnerabile (Dichiarazione di Helsinki, 1964; Dichiarazione di Barcellona del 1998; Convenzione del Consiglio d'Europa sui diritti umani e la biomedicina, 2005; Report International Bioethics Committee Unesco su Principle of Respect for Human Vulnerability and Personal Integrity, 2013).
In secondo luogo, è analizzato il concetto di Welfare di comunità anche in relazione al progetto delle Case della Comunità finanziato dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Pur rimanendo il Welfare State punto di riferimento fondamentale per garantire l'universalità e la gratuità dei livelli di assistenza e delle prestazioni sociali, si evidenzia la mancanza di responsività dello Stato ai bisogni emergenti dalle comunità territoriali e l'incapacità di costruire nuovi e inclusivi modelli di assistenza. Il Welfare di comunità, si legge, può nascere attraverso l'istituzione, accanto alle tradizionali strutture assistenziali, di spazi etici che ne integrino il funzionamento in base al principio di sussidiarietà. A questo riguardo, la previsione nel PNRR di realizzare le Case della Comunità, nelle quali opererà un team multidisciplinare di medici e professionisti della salute in stretta integrazione con gli assistenti sociali, al fine di per potenziare, riorganizzare e migliorare i servizi offerti sul territorio rappresenta un'occasione di riforma della medicina di prossimità e della dimensione sociale del sistema assistenziale. In questo contesto, l'istituzione di spazi etici, la cui funzione strutturale è quella di dare parola alla pluralità di persone coinvolte e di raccordare le istanze etiche individuali o sociali e le organizzazioni istituzionali costituirebbe un'innovazione. Inoltre, colmerebbe le lacune o integrerebbe le funzioni dei comitati etici territoriali e dei servizi di bioetica clinica, organismi presenti sul territorio nazionale in maniera disomogenea in mancanza di un quadro normativo uniforme.
In conclusione, per creare un dibattito bioetico pubblico e inclusivo delle voci di chi vive forme di vulnerabilità sociale, sofferenza ed emarginazione, il Comitato propone l'istituzione di spazi etici oltre la dimensione sanitaria, in altri luoghi sociali. Tra questi, il carcere, ove l'istituzione di spazi etici di ascolto e incontro fra detenuti, operatori, familiari possa contribuire alla risocializzazione del condannato; il tribunale, ove lo spazio etico si aggiungerebbe alle misure già presenti in particolare in tema di giustizia minorile, andando così a contribuire alla realizzazione di una giustizia di prossimità; infine, la scuola, ove andrebbe a favorire l'incontro fra dimensione educativa ed esistenziale del minore.
Il testo del parere è disponibile nel box download e a questo link.