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Consiglio d'Europa - Comitato Europeo dei Diritti Sociali: rigettato ricorso contro la legislazione svedese in tema di IVG
Anno 2015

Il Comitato Europeo dei Diritti Sociali del Consiglio d'Europa ha rigettato un ricorso presentato dalla Federazione delle Famiglie Cattoliche in Europa (FAFCE) contro la Svezia.

Secondo l’Associazione l’insieme delle previsioni dell’ordinamento svedese in tema di interruzione volontaria di gravidanza determinerebbe una violazione dell’art. 11 della Carta sociale europea, non essendo il quadro regolatorio in grado di garantire in maniera effettiva l’esercizio di un diritto all’obiezione di coscienza.

Le lacune del sistema legislativo svedese violerebbero inoltre, secondo i ricorrenti, l’art. E della Carta, determinando una situazione discriminatoria nei confronti di operatori sanitari nell’esercizio delle loro funzioni.

Secondo il Comitato l’art. 11 non impone agli stati un obbligo positivo di prevedere un diritto all’obiezione di coscienza per i professionisti della salute. Nel rigettare tutte le motivazioni addotte dalla FAFCE, il Comitato chiarisce che la finalità primaria di tale articolo è quella di garantire un adeguato accesso ai servizi sanitari, individuando nelle donne in gravidanza le prime destinatarie di tutela. L’art. 11, che non comporta il riconoscimento di un diritto all’obiezione di coscienza, non trova dunque applicazione.

In riferimento a profili critici più generali legati alle pratiche abortive (selezione basata sul sesso, selezione di carattere eugenetico, interruzioni di gravidanza tardive…), il Comitato ritiene che la Svezia, avendo individuato un appropriato punto di bilanciamento fra i diritti della donna e quelli del feto, non abbia violato l’ampio margine di discrezionalità del quale godono gli stati in questo ambito.

Un commento sul sito Strasbourgobservers.com.

Nel box download la decisione del Comitato.

Marta Tomasi
Pubblicato il: Martedì, 17 Marzo 2015 - Ultima modifica: Sabato, 03 Agosto 2019
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