Il Ministero della Salute ha presentato la relazione sullo stato di attuazione della legge 194/178, relativa all’anno 2018. Si tratta di un sistema di sorveglianza a rilevanza nazionale, fra quelli previsti dal DPCM 3 marzo 2017. I dati presentati sono raccolti tramite il Sistema di Sorveglianza Epidemiologica delle Interruzioni Volontarie di Gravidanza (IVG), attivo dal 1980, che coinvolge l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), il Ministero della Salute, l’Istat, le Regioni e le due Province Autonome.
Ministero della Salute - Relazione annuale 2020 sull'attuazione della Legge 194/1978 (IVG)
Anno 2020
Nel 2018 sono state attivate 76.328 procedure di IVG, trend in calo a partire dal 1983, (-5,5% rispetto al 2017). Questo è confermato anche dal Tasso di abortività (N. IVG rispetto a 1.000 donne di età 15-49 anni residenti in Italia), è risultato pari a 6,0 per 1.000 nel 2018, con una riduzione del 4,0% rispetto al 2017 e del 65,1% rispetto al 1982, dato tra i più bassi a livello internazionale.
L’IVG è diminuita in tutte le Regioni, particolarmente in Umbria, Molise, Sardegna, Puglia, PA di Trento e Valle D’Aosta, mentre Marche, Friuli Venezia Giulia e PA di Bolzano mostrano un lieve aumento di interventi e di tassi di abortività. Un terzo degli aborti in Italia viene richiesto ed effettuato dalla donne straniere.
Risulta in aumento l’uso della contraccezione d’emergenza (è stato eliminato l’obbligo di prescrizione medica per maggiorenni), Levonorgestrel (Norlevo) c.d. pillola del giorno dopo e di Ulipistral acetato (ellaOne) c.d. pillola dei 5 giorni dopo, fattore che ha inciso positivamente sull’abbassamento del numero di IVG.
Per quanto riguarda i dati sull’obiezione di coscienza, questi, in lieve aumento, vedono valori elevati per tutte le categorie professionali sanitarie, in particolare tra i ginecologi/ghe (69%).
Di seguito si riportano alcuni dati significativi per ciascuna sezione del rapporto.
Caratteristiche delle donne che fanno ricorso a IVG e IVG di donne straniere
Il ricorso a IVG è diminuito in tutte le classi di età: I tassi di abortività più elevati restano fra le donne di età̀ compresa tra i 25 e i 34 anni. Nel 2018 il 47,5% delle donne italiane che hanno abortito era in possesso di licenza media superiore, mentre il 44,7% delle straniere aveva la licenza media. Il 48,6% delle italiane risultava occupata, mentre le straniere occupate sono state il 38,2%. Le donne non coniugate italiane sono il (61,3%), mentre per le straniere le percentuali tra coniugate e non coniugate sono simili (47,5% le coniugate, 47,3% le nubili). Il 45,3% delle donne italiane che ha eseguito una IVG non aveva figli.
Le IVG delle donne straniere mostrano una tendenza alla diminuzione, dopo aver conosciuto aumento nel tempo. Nel 2018 si è trattato del 30,3% di tutte le IVG.
IVG di minorenni
Qui il tasso di abortività per il 2018 è 2,4 per 1000, valore inferiore al 2017, con un trend in diminuzione a partire dal 2004 e livelli più̀ elevati nell’Italia centrale.
Con 2.001 interventi, le minorenni sono pari al 2,6% di tutte le IVG, con numeri inferiori rispetto a quanto registrato negli altri Paesi dell’Europa Occidentale (paragrafo 2.1).
Aborti ripetuti
La percentuale di aborti effettuate da donne con esperienza abortiva precedente è pari al 25,5% (25,7% nel 2017 ed in continua diminuzione del 2009). Anche questo dato risulta più bassa rispetto a quello degli altri Paesi.
Epoca gestazionale e modalità di svolgimento dell’IVG
Ancora in aumento la percentuale di interventi effettuati precocemente e quindi esposti a minori complicanze. Il 50,9% degli aborti è stato effettuato entro le 8 settimane di gestazione, il 12,1% a 11-12 settimane e il 5,6% dopo la 12esima settimana. Aumenta anche il ricorso alla procedura d’urgenza: 21,3% delle IVG nel 2018 (19,2% nel 2017). La modalità prevalente per l’ottenimento del documento necessario per accedere all’IVG è anche per il 2018 il consultorio familiare (44,1%). Il dato è in continuità rispetto a quanto emerso nell’indagine del Ministero della Salute (CCM Azioni centrali 2017), coordinata dall’ISS: da qui emerge come il consultorio, sebbene non in maniera uniforme da regione in regione, sia attore cruciale anche nella prevenzione dell’aborto, nel supporto per chi interrompe la gravidanza, nel counselling prima della procedura e quello contraccettivo post-IVG.
In aumento l’aborto farmacologico (mifepristone con successiva somministrazione di prostaglandine): nel 2018 adoperato nel 20,8% dei casi. Risulta che tutte le Regioni abbiano fornito informazioni dettagliate sull’intervento, il ricorso a questo metodo, tuttavia, varia molto da Regione in Regione.
Tempi di attesa
I tempi di attesa fra la certificazione e la programmazione all’intervento sono in diminuzione, nel 2018 sono il 70,2% degli aborti a essere effettuati entro 14 giorni dal rilascio del documento (68,8% nel 2017, 65,3% nel 2015 e 59,6% nel 2011).
Mobilità regionale
Il 92,3% delle IVG è stato effettuato nella Regione di residenza per il 2018, indicando bassa mobilità fra le Regioni, dato in linea con i flussi migratori anche relativi ad altri interventi del SSN.
Offerta del servizio e obiezione di coscienza
I dati del 2018, riferiti dalle Regioni, indicano un 69% dei ginecologi/ghe che hanno prestato obiezione, il 46,3% degli anestesisti/e e il 42,2% del personale non medico (leggero aumento rispetto al 2017). Dal 2013 sono in uso tre parametri per comprendere l’impatto che le percentuali di personale obiettore ha sul servizio e sul carico di lavoro per chi non pratica obiezione.
terzo parametro, relativo al carico di lavoro medio settimanale per ginecologo non obiettore, è stato rilevato a livello di singola struttura di ricovero, al fine di individuare eventuali criticità che potrebbero non emergere da un quadro aggregato a livello regionale o sub-regionale.
Parametro 1 - offerta del servizio IVG in relazione al numero assoluto di strutture disponibili. Il 64,9% delle strutture con reparto di ostetricia e/o ginecologia (362 su 558) effettua IVG. Solo per la Provincia Autonoma di Bolzano e la Regione Campania il numero di strutture per l’aborto è inferiore al 30% delle strutture censite, mentre in 9 Regioni la percentuale è superiore al 70%. Nelle restanti regioni la media è del 58%.
Parametro 2 - offerta del servizio IVG in relazione alla popolazione femminile in età̀ fertile e ai punti nascita.
Il parametro confronta i dati sulle strutture che effettuano IVG rispetto alla popolazione di donne in età fertile e rispetto ai punti nascita.
Fra le 558 strutture di ostetricia e/o ginecologia, 418 sono punti nascita pubblici o privati accreditati (74,9 %). Nel 2018 439.747 sono i nati vivi mentre le IVG sono state 76.328, con rapporto di 5,8:1. Il rapporto fra i punti nascita e punti IVG è di 1,1:1. In Italia ogni 100.000 donne in età fertile (15-49 anni), vi sono 3,0 punti nascita, contro 2,9 punti IVG.
Parametro 3 - carico di lavoro medio settimanale di IVG per ogni ginecologo non obiettore.
Si tratta di una rilevazione ad hoc che misura il carico di lavoro medio settimanale di ogni ginecologo/a non obiettore. Il dato è variato poco rispetto ai precedenti anni per tutte le Regioni, eccetto per Valle d’Aosta, P.A. di Bolzano e di Trento ed Emilia Romagna, in cui si rileva un lieve aumento. Dall’analisi per singola per singola struttura di ricovero risulta che in solo 2 Regioni il carico di lavoro supera le 9 IVG a settimana (14,6 in Puglia e 9,5 in Calabria).
Consultori familiari
Questa analisi è stata effettuata in base ai dati raccolti per il 79% dei consultori. È stato richiesto il numero di donne che hanno effettuato il colloquio previsto dalla l.194/78, il numero di certificati rilasciati, il numero di donne che hanno effettuato controlli post IVG. Il numero di colloqui è superiore al numero di certificati rilasciati (44.222 colloqui vs 31.234 certificati rilasciati).
Di seguito il link alle relazioni degli anni precedenti: 2018, 2017, 2016, 2015, 2014, 2013, 2012.