La Corte EDU ha condannato la Russia per violazione dell’art. 2 CEDU, in quanto le gravi mancanze delle autorità statali nel gestire le indagini successive alla morte di una donna hanno determinato l’impossibilità di accertare se vi fosse responsabilità del personale sanitario che aveva in cura la paziente.
Corte Europea dei Diritti dell'Uomo - Belenko v. Russia: responsabilità medica e diritto alla vita
18 dicembre 2014
La figlia della ricorrente venne ricoverata nel 2003 a causa di un malessere; poiché mostrava i sintomi di un grave disturbo psichico, venne trasferita in una clinica psichiatrica dove le venne diagnosticata una forma di schizofrenia. Dopo alcuni giorni di trattamento con farmaci psichiatrici, la ricorrente chiedeva di poter portare a casa la figlia ma i medici si opponevano e adivano la Corte territorialmente competente per ottenere un’ordinanza che consentisse la prosecuzione della degenza.
Né la paziente né la ricorrente venivano informate dell’istanza dei medici e non venivano coinvolte nel procedimento. La Corte, nel frattempo, ha concesso l’ordinanza richiesta.
Dopo due settimane di degenza, la ricorrente chiedeva nuovamente di poter portare a casa la figlia, assumendosi la responsabilità per il suo trattamento medico. La struttura ospedaliera rifiutava nuovamente la richiesta, anche sulla base dell’aggravamento delle condizioni psichiche della donna durante la degenza. Nel frattempo la paziente, Oksana sviluppava anche una polmonite; le veniva anche diagnostica una malattia cardiaca congenita. Le condizioni della giovane donna continuavano a peggiorare, tanto che la stessa aveva sviluppato anche molte infezioni e una tetraparesi.
A fronte delle ripetute doglianze dei familiari, veniva istituita una commissione medica per valutare il caso. La commissione concluse che la paziente era stata trattata in modo adeguato e che il peggioramento delle sue condizioni era dovuto a condizioni esterne. A distanza di quasi quattro mesi dal ricovero, la paziente moriva in ospedale a causa di un edema cerebrale.
I genitori denunciarono il comportamento negligente dei medici e vennero quindi aperte le indagini penali. Queste, concluse e riaperte numerose volte, esclusero la responsabilità dei sanitari che avevano in cura Oksana.
La signora Belenki presenta un ricorso alla Corte EDU, sostenendo che il diritto alla vita della figlia è stato violato a causa del comportamento negligente dei medici.
Dal punto di vista sostanziale la Corte non rileva alcuna violazione dell’art. 2 CEDU, in quanto le autorità statali non avrebbero violato le proprie obbligazioni possitive a tutelare la vita dei propri cittadini: «Where a Contracting State has made adequate provision for securing high professional standards among health professionals and the protection of the lives of patients, the Court cannot accept that matters such as error of judgment on the part of a health professional or negligent co-ordination among health professionals in the treatment of a particular patient are sufficient of themselves to call a Contracting State to account from the standpoint of its positive obligations under Article 2 of the Convention to protect life».
Dal punto di vista delle procedure da seguire, tuttavia, viene rilevata una violazione dell’art. 2 CEDU, perché viene rilevata una grave negligenza da parte delle autorità statali nel gestire le indagini penali successive alla morte della paziente. Il fatto che le stesse siano state riaperte e concluse ben sette volte determina una mancanza che rende non effettivi i rimedi previsti dal diritto interno per la tutela del diritto alla vita: «The Court is not called upon to determine or to identify what sort of steps the domestic authorities should have taken in the case at hand. Therefore, it confines itself to noting that the investigation in this case was protracted, inefficient and failed to determine with sufficient clarity the cause of death of the patient in the care of the medical profession, so as to make those responsible for it accountable, if anyone. […]the Court finds that the Government failed to demonstrate that the domestic system as a whole, faced with a case of an allegation of medical negligence resulting in death of the applicant’s daughter, provided an adequate and timely response consonant with the State’s procedural obligations under Article 2 of the Convention».
Il testo completo della sentenza è disponibile nel box download.