La Corte di Strasburgo ha condannato l’Italia al risarcimento dei danni subiti da alcuni pazienti che, nel corso di trasfusioni di sangue attuate per scopi terapeutici, sono stati infettati dai virus dell’HIV, dell’epatite B e C.
Corte Europea dei Diritti dell'Uomo - D.A. e altri c. Italia : condanna al risarcimento per trasfusioni con sangue infetto
14 gennaio 2016
I ricorrenti erano più di 800 cittadini italiani nati tra il 1921 e il 1993.
La Corte, essendo comprovato il nesso di causalità fra la trasfusione di sangue infetto e lo sviluppo delle patologie, ha condannato l’Italia a risarcire più di 350 persone per un totale di circa 10 milioni di euro.
In particolare, la Corte ha rilevato che, in alcuni casi, la mancata esecuzione di sentenze di condanna adottate nei confronti del Ministero della Salute e l’eccessiva durata dei procedimenti per ottenere un risarcimento abbiano comportato una violazione degli artt. 6 §1 (diritto a un equo processo), 13 (diritto a un ricorso effettivo) e 2 (diritto alla vita nel suo aspetto procedurale) della Convenzione e dell’art. 1 del Protocollo 1 della stessa (protezione della proprietà).
Alcuni ricorsi sono stati invece rigettati per mancato esaurimento dei rimedi interni. La Corte rileva che, per alcune posizioni, sarebbe stato possibile fare ricorso all’art. 27-bis del d.l. 90/2014 che introduce una specifica procedura di risarcimento per soggetti danneggiati da trasfusioni con sangue infetto (purché, entro il 19 gennaio 2010, sia stata presentata domanda di adesione alla procedura transattiva).
Il testo della sentenza è reperibile a questo link.