La Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, in un caso riguardante l'accesso alle prestazioni sanitarie per un malato terminale di cancro (ric. n. 30909/06), ha rilevato all'unanimità la violazione dell'art. 2 CEDU da parte della Romania: lo Stato, secondo quanto previsto dalla legislazione nazionale, avrebbe dovuto fornire gratuitamente al paziente le cure necessarie contro il tumore.
Corte Europea dei Diritti dell'Uomo - Panaitescu v. Romania: accesso alle prestazioni sanitarie per malati terminali
10 aprile 2012
Nel box download il .pdf della decisione della Corte (fonte: HUDOC).
Al ricorrente era riconosciuto dalla legge rumena contro le persecuzioni razziali (subite tra il 1944 e il 1945) il diritto ad ottenere gratuitamente l'assistenza sanitaria. Panaitescu, cui era stato diagnosticato un cancro nel 2005, non aveva ricevuto i farmaci specifici dal servizio sanitario nazionale e decise perciò di intraprendere a proprie spese la terapia con i medicinali che gli erano stati prescritti (Avastin e Roferon). Trattandosi, però, di un costo per lui insostenibile, presentò ricorso contro il diniego dell'autorità sanitaria statale e il Tribunale gli riconobbe il diritto ad ottenere gratuitamente i farmaci. Ciononostante, egli si vide nuovamente opporre un rifiuto dall'amministrazione sanitaria e si rivolse pertanto alla Corte di Strasburgo, lamentando la violazione degli artt. 2 e 3 CEDU.
I giudici hanno rilevato che la protezione del diritto alla vita derivante dall'art. 2 della Convenzione implica anche l'obbligazione statale a proteggere la vita di coloro che si trovano all'interno della giurisdizione: «27. The Court observes that the first sentence of Article 2 imposes a positive obligation on Contracting Parties. The States’ obligation to protect the right to life is not limited to refraining from taking life intentionally and unlawfully but also implies the duty to take appropriate steps to safeguard the lives of those within its jurisdiction».
Il rifiuto delle autorità sanitarie rumene di fornire gratuitamente al ricorrente i medicinali necessari ha contribuito ad aggravare la sua malattia e ciò costituisce un rischio reale e immediato per la vita di Panaitescu, che poteva essere evitato dalle autorità statali: «36. Hence, while being aware of the serious and complex nature of the illness the applicant was suffering from, the Court cannot ignore that, according to the available medical information, the recommended drugs proved to have positive effects for as long as they were administered, and that the doctor noted a “partial remission of the illness” while the treatment was taken; is why the Court considers that the State authorities were or ought to have been aware of the need for appropriate treatment in the applicant’s case, in the lack of which a real and immediate risk to the applicant’s life existed. This aspect was also revealed by the domestic courts’ conclusions. Yet, the authorities failed to take timely measures within the scope of their powers that might have been, and indeed were, expected of them, as confirmed by the judgment of 12 December 2005, to avoid that risk. Therefore, the Court cannot rule out that the State’s failure to provide the applicant with appropriate medical treatment has contributed to an aggravation of his disease.
37. The Court thus holds that in the very particular circumstances of the present case, the State failed to prevent the applicant’s life from being avoidably put at risk by not providing him the appropriate health-care as ordered by the national courts, in breach of its procedural obligations under Article 2 of the Convention».