Il Tribunale di Roma ha ordinato al Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, tramite l’Ambasciata italiana a Tripoli, di rilasciare un visto di ingresso in Italia a favore di un minore non accompagnato versante in precarie condizioni di salute.
Tribunale di Roma, Sezione diritti della persona e immigrazione – ordinanza 21 febbraio 2019: ordine di rilascio di un visto di ingresso dalla Libia per motivi sanitari a favore di un minore non accompagnato
21 febbraio 2019
Una cittadina nigeriana, titolare di un permesso di soggiorno per motivi umanitari, ha presentato domanda cautelare ex art. 700 c.p.c. per ottenere il rilascio di un visto di ingresso in Italia per cure mediche (art. 36 del d.lgs. n. 286/98) o, in alternativa, per motivi umanitari con territorialità limitata (art. 25 Regolamento CE 810/09) a favore del figlio minore. Costui, fuggito dalla Nigeria all’insaputa dei familiari, era giunto in Libia nel 2016 e, nel tentativo di raggiungere l’Italia via mare, era stato intercettato dalla guardia costiera libica e sequestrato in un centro di detenzione. Il minore, a seguito di un incidente, aveva subito due operazioni a una gamba e necessitava di un ulteriore intervento chirurgico urgente.
Il giudice ha ritenuto verosimile la fondatezza della domanda, affermando che il diritto alla salute del minore ovvero, in concreto, il diritto di lui ad essere operato adeguatamente e rapidamente, non possa trovare tutela né in Nigeria, né in Libia. Si tratta infatti di paesi dilaniati da insicurezza politica, violenza diffusa e sprovvisti di sistemi sanitari efficienti, secondo quanto documentato da OMI, HRW, Amnesty International e da altre organismi internazionali. Ha inoltre evidenziato come la protezione della salute del minore sia indissolubilmente legata al suo diritto all’unità familiare, concludendo che il suo superiore interesse si sostanzi nell’affrontare il percorso operatorio e riabilitativo in Italia, al fianco della madre.
Il giudice ha poi affermato che il perdurare della lontananza dalla madre nel tempo necessario all’ottenimento di tutela in via ordinaria possa tradursi in un pregiudizio irreparabile per la salute psico-fisica del minore: in Libia, infatti, costui convive quotidianamente con una situazione di violenza indiscriminata e, in quanto migrante, gli è impedito l’accesso all’istruzione e alle cure.
In conclusione, verificata la presenza dei presupposti per l’accoglimento della domanda cautelare, il giudice ha ordinato al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale di rilasciare un visto di ingresso con validità territoriale limitata allo Stato italiano a favore del minore.
Il testo del decreto è presente al link nel box download.