La Royal Courts of Justice, nella valutazione del caso di Alfie Evans, ha stabilito che debba essere interrotta la ventilazione artificiale lasciando il posto a cure palliative allo scopo di accompagnare il bambino alla morte.
UK - High Court (Family Division) - Caso Alfie Evans: interruzione trattamenti di sostegno vitale su minori
20 febbraio 2018
La vicenda processuale riguarda un bambino, Alfie Evans, nato nel maggio 2016, a cui sin dai primi mesi di vita sono state diagnosticate patologie di carattere neurologico, dapprima circoscritte a problemi di vista (exotropia) per poi, all'età di sei mesi, giungere ad un evidente stato di ritardo nello sviluppo. Successivamente Alfie è stato colpito da polmonite bilaterale, sconfitta la quale, il bambino è entrato in coma; da questo momento in poi la salute cerebrale del bambino inizia a peggiorare fino ad arrivare alla diagnosi di una neuropatologia degenerativa fino a quel momento sconosciuta, che ha portato alla totale distruzione della materia bianca del cervello e alla compromissione della materia grigia. Il quadro era ulteriormente aggravato da frequenti episodi di convulsioni.
Alla luce della situazione clinica critica, evidenziata dai numerosi esami ai quali è stato sottoposto il bambino, l'ospedale che ha in cura il piccolo (Alder Hey Children’s NHS Foundation Trust) ritiene che continuare a mantenere in vita il paziente tramite ventilazione artificiale non sia nel suo “best interest” e chiede al giudice di poter interrompere le cure. A ciò si oppongono i genitori, rappresentati in giudizio dal padre del bambino, i quali intendono trasferire il figlio all'ospedale Bambino Gesù di Roma dove un medico si è offerto volontariamente di prendersi cura di Alfie.
Il giudice, nel motivare la propria decisione, fa riferimento a numerosi precedenti giudiziari t(ra i quali il caso Yates and Gard v Great Ormond Street Hospital for Children NHS), a molti pareri medici e al testo di una lettera del Papa (data la fede cattolica dei genitori); nelle sue conclusioni parla della patologia dicendo che il cervello di Alfie è completamente devastato e che nessuna terapia, nemmeno sperimentale, potrebbe essere efficace, a causa di uno stadio ormai irreparabile di compromissione. Considerando, inoltre, che il bambino non era in grado di sostenere lo sforzo respiratorio e che quindi ciò che lo manteneva in vita era il respiratore artificiale, il giudice dispone che non era auspicabile il suo mantenimento in vita, soprattutto per via della dolorosa situazione in cui il bambino versava (causata in particolar modo dalle frequenti convulsioni) e che, in virtù di questo, la soluzione migliore è ricorrere a cure palliative, cioè “care which will keep him as comfortable as possible at the last stage of his life”.
La pronuncia verte anche sulla possibilità proposta dai genitori di trasferimento in Italia, la quale è vista come un'opzione possibile, ma non auspicabile, a causa dei rischi a cui si sottoporrebbe il bambino, in particolar modo in ragione della sua predisposizione a contrarre infezioni e, conclude il giudice, “nobody would wish Alfie to die in transit.”
Nel box download il testo della sentenza.