La Supreme Court rigetta il ricorso proposto dai genitori di un minore per cui il giudice di seconda istanza aveva confermato la sospensione dei trattamenti di sostegno vitale. La Court of Appeal aveva confermato che ciò fosse nel “best interest” del paziente, considerata la sua condizione di salute minata da una rara malattia mitocondriale.
UK - Supreme Court – Caso Charlie Gard: rigetto del ricorso
19 giugno 2017
La Corte Suprema era stata adita dai legali dei genitori per revisionare la decisione della Court of Appeal alla luce di nuovi motivi di ricorso, in parte coincidenti con quelli che erano stati proposti anche avverso la decisione di primo grado.
In particolare, si erano presentate due questioni:
-in primo luogo, si era sostenuto che, ove i genitori di un minore non si limitassero a contestare il trattamento proposto dalla equipe medica, ma proponessero di sottoporre il figlio a un trattamento alternativo, il giudice non dovrebbe limitarsi ad applicare il test del “best interest”. Sulla base della interpretazione di un precedente (Re King [2014] EWHC 2964 (Fam)) e di una sezione del Children Act 1989 (Section 1, sub-section 1), i genitori sostenevano che il giudice dovesse anche provare che il trattamento alternativo proposto dai genitori avrebbe causato “significant harm”. In assenza di questa ulteriore valutazione nella decisione del giudice di primo grado, i genitori chiedevano una revisione della sentenza.
-in secondo luogo, si era sostenuto che, nel caso i due genitori fossero d’accordo sul contenuto del “best interest” per il loro figlio, una interferenza di un giudice sarebbe stata ingiustificabile alla luce dell’articolo 8 della Cedu. “It is argued, decisions taken by parents who agree with one another are non-justiciable. Parents and parents alone are the judges of their child's best interests. Any other approach would be an unjustifiable interference with their status as parents and their rights under Article 8 of the European Convention on Human Rights.”
La corte suprema rifiuta entrambi gli argomenti evidenziando come, sia nelle fonti di diritto nazionale sia in quelle internazionali, il criterio giuridico fondamentale per le decisioni mediche riguardanti un minore legalmente incapace sia il “best interest” del soggetto. “So, parents are not entitled to insist upon treatment by anyone which is not in their child's best interests. Furthermore, although a child can only be compulsorily removed from home if he is likely to suffer significant harm, the significant harm requirement does not apply to hospitals asking for guidance as to what treatment is and is not in the best interests of their patients.”
Sulla base di ciò, si ritiene che “the hospital was entitled to bring these proceedings, and the judge was required to determine the outcome of these proceedings. In doing so, he applied the right test and his factual findings cannot be challenged on appeal.”
Considerata l’intenzione dei genitori, di fronte al rigetto della Supreme Court, di fare ricorso alla Corte EDU, la Supreme Court ha tenuto una udienza ulteriore.
La Corte conferma la propria posizione quanto al “best interest” del minore, ma decide di estendere la sospensione della esecutività della sentenza della Court of Appeal (che ordinava la sospensione dei trattamenti di sostegno vitale e la somministrazione di cure palliative) sino alla mezzanotte tra il 10 e l’11 Luglio. Allo stesso tempo, tuttavia, si rivolge alla Corte EDU, affinché questa si esprima al più presto: “We respectfully urge our colleagues in the ECtHR to do everything in their power to address the proposed application by then. We consider at present that we would feel the gravest difficulty if asked to act yet further against Charlie’s best interests by directing an even longer extension of the stay.”
I testi delle due ordinanze della Corte sono reperibili qui (ordinanza 8 giugno 2017) e qui (ordinanza 19 giugno 2017) e nel box download.