Vai menu di sezione

UK – Supreme Court – Sentenza 11 gennaio 2024: negato il risarcimento per il danno psicologico subito a seguito della morte di un familiare per negligenza medica
11 gennaio 2024

La Corte Suprema britannica ha ritenuto che i parenti di una persona deceduta a causa di negligenza medica non possano ottenere alcun risarcimento per il danno psicologico (psychiatric harm) subìto.

Anno
2024

La decisione in esame ha origine da tre cause differenti (Paul and another v Royal Wolverhampton NHS Trust; Polmear and another v Royal Cornwall Hospitals NHS Trust; Purchase v Ahmed), tutte accomunate dalla richiesta di risarcimento per il danno psicologico derivante dall'esperienza di assistere alla morte di un familiare. In ogni caso, il decesso è stato presumibilmente causato dalla negligenza del medico o dell'autorità sanitaria che non ha diagnosticato e trattato una condizione medica pericolosa per la vita del paziente (parente del ricorrente).

Le tre cause arrivano in Corte d’Appello la quale esamina i ricorsi congiuntamente e li respinge. A seguito del rigetto, i ricorrenti decidono quindi di rivolgersi alla Corte Suprema.

La decisione della Corte

Le argomentazioni della Corte si fondano sulla regola di common law secondo cui generalmente non è prevista alcuna tutela nei confronti di colui che abbia subito effetti negativi dovuti alla morte di un’altra persona. Tuttavia, esiste un’eccezione: il diritto al risarcimento del danno psicologico per aver assistito a un incidente (accident) che ha coinvolto un parente, ipotesi che solitamente si applica nei casi di incidente stradale. I ricorrenti hanno ritenuto che nella nozione di incidente vi debba rientrare anche la morte causata da negligenza medica, dovendosi così ampliare il novero di ipotesi che prevedono il risarcimento del danno psicologico. Tale interpretazione analogica è stata però rigettata dalla Corte, la quale ha ritenuto che le due situazioni presentino caratteristiche troppo differenti per essere assimilate. Infatti, la situazione di un individuo che assista al decesso o al ferimento di un familiare in seguito a un incidente stradale va tenuta distinta da quella di chi assista al decesso o alle lesioni di un familiare cagionate da negligenza medica. Nel primo caso, è in genere semplice determinare se una persona sia stata presente sul luogo dell’incidente e vi abbia assistito direttamente. Al contrario, nel diverso contesto della negligenza medica, non sempre c’è un singolo evento paragonabile a un incidente, poiché i sintomi di una malattia o di una lesione possono svilupparsi nel corso del tempo, spesso anche lentamente. Inoltre, mentre il grado di traumaticità è invariabilmente elevato nei casi in cui si assiste all’incidente di un familiare o di una persona vicina, diventa invece particolarmente variabile e soggettivo nel caso di negligenza medica. La Corte aggiunge anche che il medico deve occuparsi del benessere del paziente e che i suoi doveri non possano estendersi anche nei confronti dei familiari (almeno allo stato attuale).

Per questi motivi, la Corte ha rigettato il ricorso con una maggioranza quasi unanime (solo un voto contrario). Alla decisione segue la concurring opinion di Lord Carloway in cui viene detto che, nonostante le differenze storiche nel suo sviluppo, anche nell’ordinamento scozzese non è previsto un risarcimento verso i parenti della persona morta per negligenza medica. Al contrario Lord Burrows dissente poiché secondo la sua opinione si sarebbe dovuto estendere il diritto al risarcimento per danno psicologico anche ai parenti delle persone morte per negligenza medica, nonostante la disciplina attuale non lo preveda.

Il testo della sentenza è disponibile al seguente link e nel box download.

Sibilla Pianta
Pubblicato il: Giovedì, 11 Gennaio 2024 - Ultima modifica: Lunedì, 25 Marzo 2024
torna all'inizio