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US - District Court C. D. California - Cook v. Harding: controversie su accordi di gestazione per altri
6 giugno 2016

La Corte Federale distrettuale della California ha rigettato la richiesta di una madre surrogata che chiedeva il riconoscimento della genitorialità nei confronti dei tre bambini nati in seguito alla stipula di un accordo per gestazione per altri. Il rigetto è motivato sulla base della dottrina elaborata nel precedente Younger v. Harris, che limita la possibilità delle corti federali di pronunciarsi su casi già pendenti davanti a corti statali. 

Numero
2:16-cv-00742-ODW
Anno
2016

In California, la definizione del rapporto tra genitore e figlio è stata determinata dallo Uniform Parentage Act del 1975 sulla relazione che tra essi intercorre, piuttosto che sullo status della coppia di genitori. Questa definizione, nata allo scopo evitare disparità di trattamento tra figli legittimi e naturali, trova applicazione anche nei confronti di figli nati grazie a pratiche di maternità surrogata, che vengono ritenuti figli della madre che provvederà alla loro crescita e non della madre gestante (sent. Calvert, California Supreme Court).

Gli accordi di maternità surrogata sono regolati dalla legge californiana e, qualora validi, fanno venir meno ogni presunzione riguardo lo status legale di genitore della madre surrogata.

Il 31 Maggio 2015 Melissa Cook conclude un contratto con la società Surrogacy International per portare avanti una gravidanza per conto di C.M., con gameti dello stesso e di una terza donatrice. Il 17 Agosto 2015 avviene l’impianto di tre embrioni; attecchiscono tutti e tre e la gravidanza viene confermata. Fino a questo momento nessuna delle due parti aveva dimostrato alcuna riserva rispetto al surrogacy agreement, ma nella corrispondenza via e-mail che si instaura tra i due, C.M. chiede ripetutamente a Cook di procedere ad un aborto selettivo, in ragione della cattiva situazione economica che non gli permetterebbe di sostenere le restanti spese per la gravidanza e il sostentamento dei figli dopo la loro nascita. Cook si oppone all’idea di abortire, dichiarandosi eventualmente disposta a crescere per un periodo o ad adottare i figli di cui C.M. non volesse più prendersi carico. Il 30 Novembre 2015 l’avvocato di C.M. comunica a Cook che, opponendosi alla riduzione del numero di gravidanze, si renderebbe responsabile per l’inadempimento del contratto stipulato. Nonostante il contrasto tra le parti i sull’esito della gravidanza, i tre bambini nascono prematuramente il 22 febbraio 2016 e rimangono nell’ospedale Panama City Medical Center, senza che Cook riesca ad avvicinarsi a loro.

Nel frattempo, il 4 gennaio 2016 Cook aveva sporto denuncia presso la Supreme Court di Los Angeles sostenendo un’avvenuta violazione delle leggi nazionali e dei diritti di «Equal Protection and Due Process» per lei e i bambini. Il 6 gennaio 2016 C.M. agisce in giudizio per porre fine ai diritti parentali di Cook ed essere nominato unico genitore dei bambini non ancora nati. La richiesta di C.M. viene accolta il 9 febbraio 2016 con una decisione che impedisce a Cook di sollevare questioni relative all’inadeguatezza di C.M. ad occuparsi dei nuovi nati. Prima di questa sentenza, Cook, vedendo rigettata la propria domanda, aveva intentato una nuova causa presso la Corte Federale distrettuale della California, ribadendo la violazione di leggi nazionali e dei diritti costituzionali menzionati. La ricorrente chiede inoltre che non venga applicata la sezione 7962 del California Family Code che prevede il venir meno dei suoi diritti sui nati, di non vedersi negato da parte dell’ospedale il diritto a visitare i bambini, di avere uguale tempo da trascorrere con loro rispetto a C.M., di ottenere l’affidamento di uno dei figli e di poter discutere in giudizio sull’affidamento degli altri due.

La Corte Federale, basandosi sulla dottrina del caso Younger v. Harris, dichiara di non essere competente a decidere della questione in quanto «federal courts should abstain from granting declaratory or injunctive relief where doing so would interfere with a pending state judicial proceeding, criminal or civil, that touches on matters of state concern». Più nello specifico, in assenza di circostanze straordinarie (quali la mancanza di imparzialità dell’organo giudicante), la Corte Federale non può interferire con procedimenti pendenti presso corti nazionali, che coinvolgano importanti interessi nazionali e nel caso sia assicurata al soggetto ricorrente la possibilità di far valere i propri rilievi costituzionali. Trattandosi nella fattispecie di un caso pendente presso una corte nazionale al momento della trattazione della causa federale, riguardante il diritto di famiglia, materia di competenza nazionale, e poiché Cook aveva avuto la possibilità di far valere i propri rilievi anche di rango costituzionale; la Corte ritiene che la propria decisione interferirebbe con i procedimenti giurisdizionali già aperti e rigetta la domanda.

Il testo della sentenza è disponibile nel box download.

Marta De Lazzari
Pubblicato il: Lunedì, 06 Giugno 2016 - Ultima modifica: Lunedì, 24 Giugno 2019
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