La Corte Suprema dell’Arizona ha dichiarato che una norma codificata nel 1864, la quale vieta l’aborto in ogni situazione salvo il caso di intervento necessario per salvare la vita della madre, non è stata abrogata o limitata da alcuna successiva legislazione ed è dunque da considerare in vigore.
US - Supreme Court of Arizona – Planned Parenthood Arizona v. Kristin Mayes: il conflitto applicativo tra il total abortion ban del 1864 e il 15-week abortion ban del 2022
9 aprile 2024
Dopo l’overturn della sentenza Roe v. Wade, avvenuto con la pronuncia Dobbs v. Jackson Women's Health Organization nel 2022, in alcuni Stati è divenuto complesso definire quale legge considerare in vigore per regolare l’accesso all’interruzione di gravidanza.
In Arizona, in particolare, il dubbio si è posto in merito ad un disegno di legge introdotto nel 2022 e ad una norma codificata nel 1864, tornata in vigore dopo l’overrule.
A marzo 2022 il Governor dell’Arizona Dough Ducey aveva firmato il Senate Bill 1164, con il quale si introduceva il divieto ad ottenere interruzioni volontarie di gravidanza a partire dalla quindicesima settimana di gestazione tranne che nei casi di emergenza medica. Tale divieto si poneva in evidente conflitto con il dettato della sentenza Roe v. Wade del 1973, che aveva riconosciuto al diritto all’aborto una tutela federale sino al momento di viability, ossia la capacità del feto di sopravvivere al di fuori dell’utero generalmente collocata tra le 24 e le 28 settimane di gravidanza.
A giugno 2022, tre mesi dopo l’approvazione del Senate Bill 1164, la Corte Suprema aveva emanato la sentenza Dobbs v. Jackson Women's Health Organization, ribaltando il precedente Roe. In essa, la Corte negava che la Costituzione tutelasse il diritto all’aborto e restituiva agli Stati il potere di regolamentarne l’accesso. Dunque, il divieto di quindici settimane approvato in Arizona risultava ora legittimo ed esecutivo.
Con l’emanazione della sentenza Dobbs diveniva inoltre rilevante il fenomeno delle cc.dd. zombie laws, leggi emanate tra la fine del 1800 e l'inizio del 1900 che prescrivevano la criminalizzazione dell'aborto nella maggior parte delle circostanze e che non erano mai state abrogate dopo la pronuncia Roe v. Wade. Era questo il caso dell’Arizona, che nel 1864 aveva codificato la sezione 13-3603 del Titolo 13 del Codice penale (Arizona Revised Statutes) con la quale si prevedeva una pena di reclusione in carcere dai 2 ai 5 anni per chiunque avesse procurato un aborto ad una donna, tranne nei casi in cui ciò fosse strettamente connesso con la necessità di salvarle la vita. Nel 1973, dato che la Corte Suprema aveva riconosciuto una tutela federale al diritto all’aborto, la norma era divenuta inapplicabile, ma non era mai stata formalmente abrogata.
Dunque, quando la sentenza Dobbs aveva negato che tale tutela trovasse fondamento nella Costituzione, l’Arizona General Attorney Mark Brnovich aveva richiesto che la sezione 13-3603 potesse essere ripristinata come esecutiva.
A settembre 2022, la Arizona Superior Court veniva chiamata ad esaminare se la legislatura dell’Arizona, attraverso la promulgazione del Senate Bill 1164 avesse abrogato o limitato in altro modo l’esecutività della disposizione del 1864. La sentenza Planned Parenthood of Arizona v. Brnovich si poneva a favore della richiesta del General Attorney e riconosceva la legge del 1864 come esecutiva.
Tuttavia, i ricorrenti impugnavano tale giudizio e richiedevano simultaneamente alla Corte d’appello di bloccare l’entrata in vigore della legge del 1864 sino alla decisione di merito. La Corte acconsentiva a tale richiesta, permettendo, per il momento, la ripresa dell'assistenza all'aborto.
A dicembre 2022, con la sentenza Planned Parenthood of Arizona v. Brnovich and Hazelrigg, la Arizona Court of Appeals rovesciava parzialmente la sentenza della corte inferiore, armonizzando la coesistenza di entrambe le leggi in merito all’IVG e considerandole tutte e due esecutive, seppur in contesti diversi. In particolare, il divieto del 1864 risultava applicabile alle persone senza formazione medica che praticano l'aborto, mentre il divieto approvato nel 2022 diveniva applicabile solo ai medici.
Il Dr. Hazelrigg, parte resistente nel giudizio assieme al General Attorney Brnovich, impugnava la sentenza della corte di secondo grado in veste di tutore ad litem dei bambini non ancora nati dell'Arizona, chiedendo che venisse riconosciuto come efficace solo il divieto del 1864.
Ad agosto 2023, la Corte Suprema accettava di ascoltare il caso.
Nella sentenza Planned Parenthood Arizona v. Mayes and Hazelrigg (pronuncia dal nome mutato in ragione della sostituzione di Brnovich con la nuova General Attorney Kristin K. Mayes, ma che non comporta variazione dell’oggetto in questione ndr) la Corte Suprema dell’Arizona rovescia il giudizio della corte d’appello. In particolare, secondo l’opinione di maggioranza, la legge del 2022 non creerebbe né riconoscerebbe un diritto all'aborto. Di conseguenza, secondo la Corte, tale legge non abroga, implicitamente o meno, la sezione 13-3603 del Codice penale introdotta nel 1864. Di conseguenza, poiché dopo la sentenza Dobbs una protezione al diritto all’aborto non è più disposta a livello federale, e tale tutela non si individua nel proposito della legge del 2022, non vi è ragione per cui il total abortion ban del 1864 non debba considerarsi come esecutivo.
Nel suo giudizio, emesso il 9 aprile 2024, la Corte revoca l’ordine di sospensione precedentemente emanato, ma specifica che il dettato della legge del 1864 non sia da considerare come efficace retroattivamente ma debba entrare in vigore quattordici giorni dopo l’emanazione della sentenza.
Tuttavia, è d’obbligo notare come, il 2 maggio 2024, la Governor dell’Arizona Katie Hobbs abbia firmato l’House Bill 2677, che abroga il total abortion ban del 1864 rendendo il divieto di aborto di quindici settimane disposto dal Senate Bill 1146 l’unica legge attualmente in vigore in materia di interruzione volontaria di gravidanza nello Stato dell’Arizona.
Il testo della sentenza è disponibile al seguente link e nel box download
Qui il link al caso Dobbs v Jackson