La High Court, ricostruendo il best interest della paziente minorenne, ha deciso di far cessare i trattamenti di sostegno vitale.
United Kingdom - High Court (Family division), Manchester University NHS Foundation Trust v Alta Fixsler et al.: cessazione terapie di sostegno vitale
28 maggio 2021
Il 23 dicembre 2018, a Manchester, Alta Fixsler nacque priva di segni vitali. Il Royal Manchester Children’s Hospital Paediatric Intensive Care Unit la rianimò ma, per una grave lesione cerebrale, necessitò di un immediato trattamento di sostegno vitale.
Nel maggio 2021, a distanza di 2 anni e 4 mesi dalla nascita, Alta presentava ancora un grave danno cerebrale e l'interruzione della terapia di sostegno vitale ne avrebbe comportato la morte. Di fronte alla richiesta dei genitori di Alta di non interrompere i trattamenti di sostegno vitale, la Manchester University NHS Foundation Trust ricorse di fronte alla High Court.
I genitori sono ebrei praticanti chassidici e cittadini israeliani e, a motivazione della loro richiesta, sottolineano che la loro non è semplicemente una religione, ma un modo di vivere.
"Life is sacred and not only must we preserve life, we also cannot be involved in bringing death closer (...) the only circumstances under which this might be permissible is where somebody is in constant suffering and pain, but we do not believe that these circumstances apply to Alta" (punto 50).
La stessa posizione è confermata dal rabbino Goldberg, ascoltato dalla Corte, secondo il quale "euthanasia is considered murder, and assisted suicide is indirect murder " (punto 51).
La High Court ha chiesto ad una equipe medica di valutare le condizioni vitali di Alta per determinare se la paziente soffra e se la sua condizione medica possa migliorare (punti 9 e 45).
I medici consultati hanno tutti confermato la capacità di Alta di percepire il dolore e l'impossibilità di miglioramento delle sue condizioni: "There is no dispute between the parties that Alta will not recover from her injuries and that, tragically, she will ultimately succumb to those injuries" (punto 38).
La Corte ritiene che la richiesta dei genitori di Alta per la continuazione dei trattamenti non debba essere accolta. Infatti né i genitori né il Rabbino contestano la grave condizione clinica di Alta, inoltre i genitori hanno avuto pochi e brevi contatti con la bambina e infine "neither the parents nor Rabbi Goldberg are medically qualified" (punto 82).
La High Court ricorda quanto affermato dalla US Supreme Court nella sentenza Prince v Massachusetts (1944) 321 US 158. Sebbene debba essere tutelato il diritto dei genitori ad esprimere la propria religione, questo trova un limite invalicabile nell'interesse del bambino.
"However, the sanctity of Alta’s life is not, within the context of the secular laws that this court must apply, absolute. It may, on the facts of an individual case, give way to countervailing factors. In short, the presumption in favour of taking all steps to preserve life, whilst strong, is also rebuttable. That this is so recognises that life cannot be, and indeed should not be preserved at all costs" (punto 98).
In base a questo orientamento, espresso anche nelle sentenze In Re J (1991) e R (Burke) v The General Medical Council (2005), la High Court ritiene essenziale ricostruire il best interest della paziente minorenne.
Seguendo la guida del 2015 "Making Decisions to Limit Treatment in Life-limiting and Life-threatening Conditions in Children: a Framework for Practice", la Corte afferma che i trattamenti di sostegno vitale, non portando miglioramenti alla condizione clinica di Alta, "not be in [her] best interests" (punto 74).
La High Court ha quindi richiesto la cessazione dei trattamenti di sostegno vitale e l'attuazione di un regime di cure palliative.
Il testo della sentenza è disponibile nel box download.