Il Consiglio di Stato francese ha recentemente presentato lo studio “Révision de la loi de bioéthique: quelles options pour demain?”, volto a valutare le problematiche giuridiche sottese al dibattito sulla revisione della disciplina attualmente in vigore, al fine di indicare al legislatore i limiti a eventuali modifiche, le differenti opzioni possibili e le loro implicazioni, in particolare sulla coerenza del sistema.
Francia: pubblicato lo studio del Consiglio di Stato riguardante la revisione della legge di bioetica
28 giugno 2018
Lo studio, commissionato dal Primo Ministro francese a dicembre 2017, è stato condotto da un gruppo di lavoro composto da membri del Consiglio di Stato, da membri esterni con competenze professionali specifiche (medici, giuristi, filosofi, rappresentanti dei cittadini, ecc...) e da personale dell’amministrazione.
Dopo la lettura delle caratteristiche e delle evoluzioni del modello francese di bioetica, fondato sui principi di dignità, libertà individuale e solidarietà (Parte I), il Consiglio di Stato si sofferma su alcune tematiche bioetiche specifiche, suddivise in due Parti: una dedicata alle questioni che si pongono indipendentemente dallo sviluppo tecnico-scientifico (Parte II) e l’atra relativa alle questioni che invece vengono poste da tale sviluppo (Parte III).
Con riferimento alla procreazione medicalmente assistita, ad esempio, il rapporto non ritiene sussistano principi giuridici che impongano di mantenere lo stato attuale della normativa né che impediscano di modificare le condizioni di accesso alla pma. L’apertura a coppie di donne o a donne sole costituisce quindi una scelta politica, rispetto alla quale il Consiglio di Stato esamina diversi possibili scenari, sottolineando, da un lato, la necessità di creare un sistema specifico di determinazione della filiazione per entrambe le donne della coppia e, dall’altro, le implicazioni a lungo termine e i limiti dell’ampliamento delle condizioni di accesso alla pma, in termini sia di numero di gameti richiesti (anche rispetto al principio di gratuità della donazione) sia di aumento dei tempi di attesa. In presenza di determinate garanzie espressamente indicate, nessun ostacolo giuridico si opporrebbe, inoltre, all’eliminazione del divieto di pma post-mortem, che – pur avendo finalità e motivazioni legittime – rischierebbe di essere poco coerente con l’eventuale apertura della pma a donne sole. Rispetto all’anonimato nella donazione di gameti, il Consiglio di Stato ne sottolinea il carattere inderogabile nel momento in cui la donazione viene effettuata, ma ritiene possibile consentire ai figli di conoscere, una volta divenuti maggiorenni, le proprie origini biologiche qualora ci sia il consenso del donatore. Assolutamente inderogabile è invece il divieto di maternità surrogata, contrario all’ordine pubblico e ad altri principi fondamentali, mentre rimane ancora controversa la questione dell’autoconservazione degli ovociti.
Nell’ambito del fine vita, lo studio analizza nel dettaglio la normativa in materia di cure palliative, interruzione dei trattamenti, sedazione profonda e continua e interventi volti ad alleviare il dolore che possono avere come effetto quello di abbreviare la vita. Alla luce di tale analisi, il Consiglio di Stato, pur non pretendendo di dare una risposta definitiva sul punto, ritiene non sia auspicabile una modifica dell’attuale legislazione che vieta il suicidio assistito e l’eutanasia. L’esclusione di questa parte della normativa dalla revisione è fondata sul carattere recente della legge Claeys-Leonetti, adottata con largo consenso e all’esito di un dibattito approfondito, sulle carenze ancora riscontrate nell’accesso alle cure palliative, ma anche sull’impatto simbolico negativo che un aiuto medico a morire potrebbe avere sulle persone più vulnerabili. Secondo il Consiglio di Stato, inoltre, l’assistenza al suicidio assistito si porrebbe in contrasto con le missioni della professione medica, così come definite dal codice deontologico.
Lo studio analizza anche i principi giuridici, le potenzialità, gli sviluppi nell’ambito della genetica, valutando alcune delle opzioni che potrebbero interessare la revisione e i relativi limiti, come ad esempio l’apertura all’impiego di test genetici per ragioni non strettamente mediche, che dovrebbe lasciare però immodificati gli altri divieti attualmente previsti (soprattutto in ambito lavorativo e assicurativo). Per la ricerca sugli embrioni la raccomandazione è invece quella di non intervenire sui principi generali dei due regimi attualmente previsti dal legislatore (per gli embrioni donati alla ricerca e per quelli destinati ad essere impiantati), pur indicando alcune precisazioni che potrebbero essere inserite in fase di revisione della relativa disciplina.
Il rapporto analizza inoltre vari profili in materia di donazione e uso terapeutico di cellule, tessuti e organi; le questioni relative ai bambini cd. “intersexes”; le prospettive e i rischi, sul piano sia giuridico sia etico, dell’impiego delle neuroscienze e dell’intelligenza artificiale in ambito sanitario.
Il testo dello studio è scaricabile dal box download.