In questa sezione si raccolgono i principali riferimenti normativi, nazionali e regionali, relativi all'utilizzo terapeutico dei cannabinoidi.
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In questa sezione si raccolgono i principali riferimenti normativi, nazionali e regionali, relativi all'utilizzo terapeutico dei cannabinoidi.
La normativa nazionale di riferimento è contenuta nel Testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza (d.P.R. 309/90).
Il D.M. 98/2007 (Aggiornamento e completamento delle tabelle contenenti l’indicazione delle sostanze stupefacenti e psicotrope e relative composizioni medicinali, di cui al decreto del Presidente della Repubblica del 9 ottobre 1990, n.309 e successive modificazioni e integrazioni, recante il testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope e di prevenzione, cura, riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza) riconosce le proprietà terapeutiche del THC (Delta-9-tetraidrocannabinolo), il principale principio attivo della cannabis, e di altri due farmaci di origine sintetica (Dronabinol e Nabilone).
Tali sostanze sono elencate alla tabella II sezione B (art.2), che raccoglie le sostanze utilizzabili in terapia e prescrivibili ai sensi dell’articolo 72, comma 2, del T.U. 309/90 (“E' consentito l'uso terapeutico di preparati medicinali a base di sostanze stupefacenti o psicotrope, debitamente prescritti secondo le necessità di cura in relazione alle particolari condizioni patologiche del soggetto”).
Il D.M. 33 del 2013 opera un aggiornamento delle tabelle contenenti l'indicazione delle sostanze stupefacenti e psicotrope, inserendo nella tabella II sezione B anche i “medicinali di origine vegetale a base di Cannabis (sostanze e preparazioni vegetali, inclusi estratti e tinture)” (art.1).
L’attuale classificazione della cannabis e dei prodotti da questa derivati è infine dettata dalla legge n.79/2014 , la quale conferma la funzione terapeutica delle sostanze sopra citate e quindi la loro inclusione nella tabella II sezione B, ora ribattezzata “tabella dei medicinali”. Classifica, tuttavia, il THC e i suoi analoghi anche nella tabella I (sostanze maggiormente rischiose); la cannabis e i suoi derivati – olio, resina, foglie e infiorescenze – anche nella tabella II (sostanze a minor rischio di dipendenza).
In accordo con l’art. 26 del T.U 309/90 “[…] è vietata nel territorio dello Stato la coltivazione delle piante comprese nella tabella I e II di cui all'articolo 14 […]”, tuttavia “il Ministro della Sanità può autorizzare istituti universitari e laboratori pubblici aventi fini istituzionali di ricerca, alla coltivazione delle piante sopra indicate per scopi scientifici, sperimentali o didattici”.
Grazie all’eccezione sopra contemplata, in data 18 settembre 2014 il Ministero della salute e il Ministero della Difesa hanno siglato un accordo in base al quale ora lo stabilimento militare chimico farmaceutico di Firenze (SCFM) si occupa di effettuare le operazioni di coltivazione e fabbricazione della sostanza attiva di origine vegetale a base di cannabis. Lo stesso predispone anche il confezionamento e cura la distribuzione, su richiesta delle Regioni e delle Province Autonome, alle farmacie territoriali o alle farmacie ospedaliere per l’allestimento di preparazioni magistrali, da dispensare dietro presentazione di ricetta non ripetibile, al fine di soddisfare il fabbisogno della popolazione assistita.
La sostanza vegetale attiva è dunque fornita dallo SCFM in accordo con la propria capacità produttiva – che al momento si attesta attorno ai 150 kg ma vi sono previsioni per il suo aumento – oppure può essere reperibile all’estero, seguendo una serie di procedure regolamentate dal decreto dell’11 febbraio del 1997 (“Modalità di importazione di specialità medicinali registrate all’estero”, che permette di importare i farmaci non distribuiti nel circuito sanitario italiano).
Il D.M. 9 novembre 2015 (Funzioni di Organismo statale per la cannabis previsto dagli articoli 23 e 28 della convenzione unica sugli stupefacenti del 1961, come modificate nel 1972) detta disposizioni più dettagliate in materia. L’art.1 individua le precise funzioni del Ministero della Salute, in qualità di Organismo statale per la cannabis, il quale:
Un allegato tecnico al D.M. si occupa di disciplinare le questioni di stampo maggiormente pratico:
Sino al 2017 – in accordo con il dettato normativo del D.M del 2015 – i costi di tali medicinali risultavano essere a carico del SSN solo se così stabilito dalle Regioni o Province Autonome, in caso contrario le spese dovevano essere sostenute dai pazienti.
L’ art. 18-quater della legge 148/2017 (Disposizioni urgenti in materia finanziaria e per esigenze indifferibili) stabilisce invece ora che “le preparazioni magistrali a base di cannabis prescritte dal medico per la terapia contro il dolore […], nonché per gli altri impieghi previsti dall’allegato tecnico al D.M. 9 novembre 2015, sono a carico del Servizio sanitario nazionale, nei limiti del livello del finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard cui concorre lo Stato”.
La disposizione non vieta al medico curante di prescrivere le suddette preparazioni magistrali per fini che esulano da quelli sopra elencati, tuttavia, in questi casi, le spese risulteranno a carico del paziente. La legge stabilisce inoltre le modalità di aggiornamento periodico del personale medico, sanitario e sociosanitario circa le potenzialità terapeutiche dei preparati a base di cannabis.
Allo stato attuale l’Italia permette l’esclusivo utilizzo terapeutico dei cannabinoidi sotto forma di preparazioni magistrali a base di cannabis, ovvero farmaci galenici (tinture, infusi, olii, estratti…) preparati dal farmacista nel proprio laboratorio. L’unico farmaco di origine sintetica, a base di cannabinoidi, ed autorizzato al commercio dall’AIFA è il Sativex, utilizzabile esclusivamente nel trattamento sintomatico di spasmi muscolari negli ammalati di sclerosi multipla. Quest’ultimo è un farmaco di classe H, pertanto erogabile a carico del SSN solo in ambito ospedaliero e dispensabile tramite le farmacie ospedaliere e del sistema territoriale.
Nonostante gli ultimi interventi normativi a livello statale abbiano introdotto un criterio nazionale uniforme di rimborsabilità e un’elencazione tassativa delle patologie trattabili tramite cannabis, ai fini di un’effettiva possibilità di fruizione dei trattamenti risulta fondamentale un intervento regolativo delle Regioni in materia.
A pena di incostituzionalità (per violazione dell’art. 117, comma terzo, Cost.), le leggi regionali devono rispettare i principi fondamentali della normativa statale in materia di tutela della salute. Con riguardo a tale questione, la Corte costituzionale si è pronunciata con sentenza n. 141/2013 sulla legittimità di due leggi regionali sulle cure palliative e sull'utilizzo di cannabinoidi per fini terapeutici (si tratta della legge della Regione Veneto n. 38/2012 e della legge della Regione Liguria n. 26/2012).
Finora, le Regioni intervenute in materia sono:
Basilicata – legge n. 16 del 2014
Campania – legge n. 27 del 2016
Emilia Romagna – legge n. 11 del 2014
Friuli Venezia Giulia – legge n. 2 del 2013
Liguria – legge n. 26 del 2012
Piemonte – legge n. 11 del 2015
Toscana – legge n. 18 del 2012
Provincia Autonoma di Trento – DGP 937/2016