L'impatto delle innovazioni biotecnologiche sui diritti della persona: uno studio interdisciplinare e comparato
Progetto Firb 2006
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Descrizione del progetto:
Il diritto (non solo in Italia) pare continuamente “sorpreso” dalle innovazioni biotecnologiche, e in costante affanno nel disciplinarle. La stessa nascita del bio-diritto sconta certamente un forte ritardo rispetto, ad esempio, alla bio-etica, con la conseguenza che le possibilità della ricerca scientifica hanno superato il livello della riflessione e dell’elaborazione giuridica che rimane ancora fortemente incerta, lacunosa e poco coerente.
La debolezza del biodiritto si misura in termini particolarmente evidenti in riferimento alla tutela dei diritti della persona. Il costituzionalismo contemporaneo dovrebbe fondarsi proprio sulla tenuta di tali posizioni giuridiche, ma la rapidità ed il terreno in cui intervengono le innovazioni biotecnologiche rendono incerti il contenuto, le basi ed i limiti proprio dei diritti fondamentali. In materia di fine vita, tema paradigmatico affrontato dall’unità di ricerca di Napoli, le grandi questioni giuridiche e morali, complicate dalla possibilità di impiegare tecnologie life-sustaining, implicano decisioni difficili e raramente condivise non solo sui diritti e gli interessi di persone particolari, ma sull'importanza intrinseca della vita umana e sull’interesse dello Stato alla salvaguardia della vita, da un lato, e del principio di autodeterminazione, dall’altro. Anche nel campo della genetica, tema approfondito dalle unità di ricerca di Ferrara e Trento, emergono in termini paradigmatici le criticità del diritto che si occupa delle biotecnologie. Aldilà di alcune generali, ma spesso generiche, affermazioni di tutela della persona o della dignità umana, le specifiche tematiche e i singoli casi particolari interrogano, invano, il biodiritto in riferimento al trattamento dei dati genetici, alla questione della identità genetica degli individui, alla conoscenza - nell’ambito del processo penale - del profilo genetico dell’imputato, al fenomeno della biopiracy, alla medicina predittiva. Anche il rapporto fra ricerca di base in campo genetico e sperimentazione (e applicazione dei risultati) costituisce un nodo estremamente delicato. Da un lato, infatti, la libertà di ricerca è un principio costituzionale che si salda su diritti di libertà fortemente garantiti, quali la libertà di espressione e quella di insegnamento; dall'altro però l'attività di sperimentazione, che è inseparabile dalla ricerca scientifica, è costituita da una serie di prassi sperimentali che rappresentano attività materiali fortemente incidenti su sfere in cui è presente l'esigenza di tutelare la salute degli individui, la sicurezza, la privacy, ecc. Nella cosiddetta “era post-genomica” (seguita della conclusione del Progetto Genoma Umano), tali tematiche necessitano di un approfondimento giuridico che, per essere di carattere concreto-applicativo non può non basarsi su una stretta collaborazione tra giuristi e biologi.
Su queste basi, il progetto di ricerca propone un’analisi critica, di carattere interdisciplinare e comparato, delle problematiche legate alla tutela dei diritti fondamentali nel settore delle biotecnologie, che vuole avere un contenuto spiccatamente pratico ed operativo, volendo (i) costruire una modellistica di possibili discipline biogiuridiche in ambito genetico, (ii) individuare i punti critici e quelli di maggior forza delle discipline esistenti in Italia e all’estero, (iii) offrire ipotesi normative di soluzioni concrete a specifici problemi.
Nel box download la descrizione delle unità di ricerca di Trento, Napoli e Ferrara e la versione inglese del progetto.