Nelle osservazioni conclusive sul sesto Report dell'Italia, tra i vari motivi di criticità, lo Human Rights Committee rimprovera l'Italia per la discriminazione delle coppie omosessuali nell’adozione e nell’accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita e la esorta a garantire l’applicazione della Legge no. 194/1978 sull’interruzione volontaria di gravidanza.
Human Rights Committee - Concluding observations on the sixth periodic report of Italy
Anno 2017
Il documento del Comitato ONU dei diritti umani mette in luce aspetti sia positivi che negativi in relazione all’applicazione dell'International Covenant on Civil and Political Rights.
Per quanto riguarda gli aspetti positivi, il Comitato ha accolto con favore l'adozione di alcune leggi e piani nazionali in materia, ad esempio, di unioni civili, di tratta e grave sfruttamento di essere umani, di violenza di genere e di inclusione di Rom, Sinti, e Caminanti, nonché la ratifica di alcuni strumenti internazionali tra cui il Protocollo opzionale alla Convenzione sui diritti del fanciullo (sulle procedure di presentazione di comunicazioni), la Convenzione internazionale per la protezione di tutte le persone dalle sparizioni forzate, la Convenzione per la riduzione dell'apolidia, il Protocollo opzionale alla Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti, il Protocollo opzionale alla Convenzione sui diritti delle persone con disabilità, e il ritiro delle riserve agli articoli 15(1) e 19(3) del Patto internazionale sui diritti civili e politici.
Per quanto riguarda gli aspetti negativi, il Comitato analizzando la situazione italiana ha messo in evidenza diversi motivi di preoccupazione, alcuni dei quali interessano gli ambiti della procreazione medicalmente assistita e dell’interruzione volontaria di gravidanza, proponendo delle soluzioni in forma di raccomandazione:
- Con riferimento alla discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere, il Comitato pur accogliendo con favore la Legge no.76/2016 sulla Regolamentazione delle unioni civili tra coppie dello stesso sesso, mette in evidenza come la normativa non garantisca alle persone dello stesso sesso il diritto all’adozione e, conseguentemente, una piena tutela giuridica ai bambini che vivono in famiglie dello stesso sesso. Inoltre il Comitato esprime preoccupazione per il diniego di accesso alla procreazione medicalmente assistita di cui alla Legge no. 40/2004, e per la stigmatizzazione che ancora oggi vivono le persone LGBTI. Per questi motivi il Comitato raccomanda di emendare la legislazione in questione per riconoscere alle coppie dello stesso sesso il diritto all’adozione, anche dei figli biologici del partner, garantendo così ai bambini di tali coppie un livello di tutela legale pari a quello garantito ai bambini di coppie eterosessuali. Il Comitato sottolinea inoltre la necessità di permettere pari accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita anche alle coppie omosessuali e raccomanda di reprimere ogni forma di discriminazione nei confronti delle persone LGBTI (p.ti 10 e 11). Più in generale, il comitato esorta l’Italia a emanare una legislazione più completa contro ogni forma di discriminazione (p.to 9).
- In riferimento all’interruzione volontaria di gravidanza, il Comitato mostra preoccupazione circa l'applicazione della Legge 194/1978 sull'interruzione volontaria di gravidanza sul territorio nazionale. Infatti a causa dell'alto numero di medici obiettori e della loro distribuzione sul territorio, le donne incontrano numerose difficoltà per accedere agli aborti legali, con conseguente significativo aumento degli aborti clandestini. Per questi motivi il Comitato esorta l'Italia affinché adotti le misure necessarie a garantire il libero e tempestivo accesso ai servizi di aborto legale (“The State party should take measures necessary to guarantee unimpeded and timely access to legal abortion services in its territory, including by establishing an effective referral system for women seeking legal abortion services” - p.ti 16 e 17).
Già nell’aprile 2016 l’Italia era stata condannata dal Comitato Europeo dei diritti sociali in riferimento all’applicazione della legge sull’interruzione volontaria di gravidanza, resa difficoltosa dall'alta percentuale di obiezioni di coscienza.
Qui il testo completo del documento con le osservazioni e le raccomandazioni anche sulle altre tematiche rispetto alle quali lo Human Rights Committee ha evidenziato alcune criticità dell’ordinamento italiano.