Questa sezione raccoglie decisioni rese da diverse giurisdizioni, nazionali, europee e internazionali, sulle tematiche del biodiritto.
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Questa sezione raccoglie decisioni rese da diverse giurisdizioni, nazionali, europee e internazionali, sulle tematiche del biodiritto.
Con la sentenza n. 153 del 2024 la Corte costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale di alcune previsioni contenute nell’articolo 47 della legge della Regione Liguria 28 dicembre 2023, n. 20. Secondo la Corte, infatti, contrariamente a quanto previsto dalle disposizioni censurate, non è possibile che i dirigenti sanitari dipendenti dal Servizio sanitario regionale esercitino l’attività libero-professionale intramuraria presso strutture private accreditate con il medesimo Servizio sanitario.
Nella sent. n. 135/2024 la Corte costituzionale rigetta la questione di legittimità sollevata dal GIP di Firenze sull’art. 580 c.p., come modificato dalla sentenza n. 242/2019 della stessa Corte, nella parte in cui subordina la non punibilità di chi agevola l’altrui suicidio alla condizione che l’aiuto sia prestato a una persona «tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale», chiarendo contestualmente cosa debba intendersi per trattamenti di sostegno vitale.
Il 25 giugno 2024 la Corte di Giustizia dell’Unione Europea, durante il ricorso incidentale sollevato dal tribunale di Milano in una controversia riguardante lo stabilimento Ilva, ha affermato che la nozione di “inquinamento” ai sensi della Direttiva 2010/75 relativa alle emissioni industriali include sia i danni all’ambiente che quelli sulla salute umana ed entrambi gli aspetti devono essere valutati nel procedimento di rilascio e di riesame per l’autorizzazione per l’esercizio di un’attività industriale.
Il Giudice per le indagini preliminari di Milano ha sollevato la questione di legittimità costituzionale dell’articolo 580 c.p., come modificato dalla Corte costituzionale con sentenza n. 242/2019, nella parte in cui subordina la non punibilità di chi agevola il suicidio altrui alla circostanza che la persona che chiede di attuare il proposito suicidario sia tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale. La Corte è chiamata a chiarire se possa applicarsi la fattispecie di suicidio medicalmente assistito anche nell’ipotesi in cui il paziente non fosse tenuto in vita da un trattamento sanitario vitale in quanto il trattamento offerto sia stato rifiutato dal paziente in quanto futile o inutile perché espressivo di accanimento terapeutico secondo la scienza medica e non dignitoso secondo la sensibilità e percezione del malato.
La Corte di Cassazione ha affermato che il medico di base non è titolare dell’obbligo di visita domiciliare, anche qualora i pazienti versino in condizioni tali da non potersi presentare in ambulatorio.
La Corte di Cassazione ha confermato che il singolo ha diritto all’indennizzo per i danni subiti a causa delle vaccinazioni raccomandate antimeningococciche, escludendo che tale indennizzo spetti soltanto nel caso in cui la vaccinazione rientri tra quelle obbligatorie.
La Corte Suprema ha rigettato all’unanimità l’istanza proposta da medici e associazioni anti-abortiste volta alla rimozione dal mercato nazionale del Mifepristone, uno dei due farmaci necessari per ottenere l’aborto farmacologico. Analizzando i requisiti dell’art. III della Costituzione, la Corte ha effettuato un’analisi formale della questione, rilevando la mancanza di legittimità ad agire dei ricorrenti.
Il tribunale di Lucca ha sollevato questione di legittimità costituzionale con riferimento agli artt. 8 e 9 della L. 40/2004 e all’art. 250 c.c. nella misura in cui impediscono l’attribuzione al nato nell’ambito di un percorso di P.M.A. eterologa praticata da una coppia di donne dello status di figlio riconosciuto anche dalla “madre intenzionale”.
Con l’ordinanza n. 14245 del 22 maggio 2024 la Corte di Cassazione rigetta il ricorso proposto da un medico, confermando così la decisione della Corte d’Appello di Firenze con cui veniva condannato lo stesso al pagamento di una somma a titolo di danno non patrimoniale a favore degli eredi di un paziente oncologico al quale aveva prescritto una cura alternativa alla chemioterapia. Tale terapia aveva poi causato il decesso del malato.
La Quarta Sezione Penale della Corte di cassazione ha confermato che l’accertamento relativo allo stato di ebbrezza alcolica e all’uso di sostanze stupefacenti da parte delle strutture sanitarie o strutture ad esse equiparabili può essere richiesto dagli appartenenti alle Forze dell’Ordine solo laddove ricorrano congiuntamente le due condizioni previste dall’art. 186, comma 5 del Codice della Strada, ossia i soggetti siano coinvolti in un incidente stradale e siano sottoposti a cure mediche.